
L’incrocio dei dati consente di verificare i contatti di chi ha contratto il virus
A breve faremo i conti, e sfrutteremo, le capacità di Immuni, la app che, come tutte quelle che sono in uso o in preparazione in molti paesi (quasi tutti quelli europei, tra cui la Norvegia che già l’ha lanciata, gli Stati Uniti, l’India, Singapore, Australia), serve ad automatizzare, in qualche modo, il tracciamento delle persone che sono state in contatto con i positivi da coronavirus.
In questo modo sarà possibile applicare misure di isolamento e tamponi con più precisione solo a chi è a rischio contagio, invece di applicare un lockdown generalizzato. Secondo l’Oms, il tracciamento contagiati è quindi un’arma importante nella Fase 2. Quando l’app arriverà in Italia, verso fine maggio (secondo il cronoprogramma previsto dal Governo), l’utente potrà installarla su smartphone iPhone e Android. L’istallazione dell’App, secondo il Governo, sarà volontaria e il mancato uso non comporterà alcuna limitazione o conseguenza con riferimento sia all’esercizio dei diritti fondamentali sia alla parità di trattamento. Non si sarà più liberi di muoversi se si ha l’app (o meno liberi se non lo si ha).
Come funziona Immuni
Ogni dispositivo dotato dell’app genera un proprio codice identificativo (Id) temporaneo, che varia spesso, anonimo e che viene scambiato tramite bluetooth con i dispositivi vicini (il commissario alla task force Domenico Arcuri ha detto che riguarda persone poste a meno di due metri di distanza per un tempo di almeno 15 minuti). I cellulari conservano in memoria gli Id degli altri cellulari contattati e i metadati (durata dell’incontro tra i dispositivi, forza del segnale percepito). I cellulari a intervalli di tempo scaricano da un server, che in Italia sarà a gestione pubblica, gli id dei cellulari di chi è risultato positivo a un tampone. Se l’app ritrova questo id all’interno della propria memoria con un livello di rischio giudicato sufficiente, fa apparire una notifica con un messaggio pre-impostato, a cura dell’autorità sanitaria. La notifica comunicherà che c’è stato un contatto rischioso e darà istruzioni che potrebbero essere quelle di isolarsi e contattare i sanitari.
L’autorità sanitaria saprà che il cittadino ha ricevuto la notifica solo se questi la contatterà. Sul server arriveranno le notifiche, ma senza alcuna associazione con l’identità del cittadino che le ha ricevute. Secondo il modello tecnico seguito, si sa che l’autorità sanitaria chiederà, al soggetto risultato positivo a un tampone, se è stata installata l’app. In questo caso, il soggetto riceverà un codice di sblocco da usare sul proprio cellulare per inserire sul server tutti i propri codici identificativi generati dall’app.