La Commissione Colao mette sotto esame gli apparecchi

Dopo le spiagge, a rischio anche il fresco in casa. E per battere il virus dovremo forse convivere con il caldo. Infatti, tra le tante misure al vaglio del governo Conte per dare il via alla fase 2, non ci sarebbero solo temi dedicati ad autocertificazioni, distanziamento sociale e dispositivi di protezione ma anche una importante novità che potrebbe riguardare l’aria condizionata. Che potrebbe dover rimanere spenta o, comunque, soggetta a molti più controlli rispetto a quelli attuali.  Secondo quanto riferito dall’Istituto superiore di sanità vi sarebbero rischi legati al fatto che una forte ventilazione potrebbe spostare le goccioline con il virus emesse da una persona infettata. E servirebbe una disinfezione frequente dei condizionatori.

Il caso cinese. La correlazione tra coronavirus e aria condizionata arriva direttamente da uno studio effettuato in Cina e pubblicato sulla rivista “Emerging Infections Disease“: la contaminazione, secondo quanto pubblicato, sarebbe avvenuta in un ristorante cinese di cinque piani, senza finestre e con aria condizionata. Una famiglia ha pranzato nel suddetto ristorante e il giorno dopo, un membro della famiglia ha mostrato i sintomi tipici del nuovo coronavirus. Questo pranzo avrebbe favorito la contaminazione di altre 9 persone: 4 membri della stessa famiglia e 5 persone delle altre due famiglie vicine, tra cui 2 persone vicino l’aria condizionata che sarebbe stata dunque il veicolo attraverso cui il virus avrebbe raggiunto un altissimo indice di diffusione.

La contromossa italiana. Quindi il timore che l’aria condizionata possa essere un vettore del virus e forte e per questo motivo la task force guidata da Vittorio Colao, alle prese con le decisioni relative alla fase 2 per l’Italia, potrebbe vietare l’utilizzo dell’aria condizionata all’interno degli uffici.