
Per Veneto Stato una catena di comando più corta equivale a efficienza migliorata
Proponiamo l’intervento di Valeria e Michele Rossi, due iscritti a Veneto Stato, sul taglio delle Province.
Ogni anno, con l’arrivo del caldo estivo, in Italia succede qualche fatto che fa tenere il fiato sospeso a milioni di persone. Fino allo scorso anno era qualche omicidio efferato apparentemente senza colpevoli, a distogliere l’attenzione pubblica da problemi assai più importanti.
Quest’anno è la “soppressione” di innocenti province, colpevoli di essere troppo piccole da essere mantenute in essere. Tra queste piccole provincie, la condanna all’estinzione è toccata anche a Rovigo.
La scelta di togliere la provincia a Rovigo è per un motivo giustificata da un effettivo risparmio per le tasse degli italiani o per togliere un “potere decisionale” su questioni economiche tipo… centrale a carbone??? Già, perché se la centrale di Polesine Camerini è una questione di rilevanza nazionale come tale non è stata trattata dai mass media. L’unica eco di una certa rilevanza è stata generata dalle proteste degli abitanti del comune di Porto Tolle preoccupati dalle conseguenze economiche sul loro territorio di una scelta piuttosto che di un’altra. Obiettivamente, i rappresentanti politici del territorio hanno sempre tenuto un basso profilo facendo capire che anche il loro peso politico è equivalente.
In una fase di grandi difficoltà per il territorio polesano, legate all’andamento dell’economia mondiale, adesso si rischiano ulteriori conseguenze economico-lavorative legate alla perdita della “provincia”. Si parla di chiusura di tribunale, questura, prefettura, Aci, riduzione e declassamento dell’ospedale etc., insomma di una marea di servizi socialmente utili al territorio e che offrono posti di lavoro.
Sempre il caldo torrido di questo agosto 2011 ha fatto inoltre “sparare” a qualche politico ipotesi più disparate e al limite del ridicolo, con tanto di seguito popolare. L’onorevole Bellotti ha infatti proposto l’unione di Rovigo a Ferrara (siamo sicuri che ci voglia?) creando così la provincia di “Fe(r)ro”, perché sportivamente parlando non possiamo passare con la nera petrarchina Padova! Ma dai!!! E poi, come si fa a risolvere le questioni che devono passare in Regione? La rossa Emilia Romagna andrà d’accordo con l’attuale governatore del Veneto Zaia?
Se, quello dell’interregionalità è problema risolvibile, noi, a questo punto appoggiamo la proposta, se non ricordiamo male, fatta da Marangon: Rovigo satellite della provincia di Trento. I rodigini potrebbero godere di vantaggi dati dallo Statuto Speciale e magari di agevolazioni sullo skipass!
Scherzi a parte, di togliere le province si era già parlato, ma creano fastidio certe uscite di pura demagogia da parte di politici che vogliono far credere di lavorare anche in agosto mentre stanno recandosi a qualche festa di partito o a quella di compleanno di qualche collega. La proposta di abolizione delle province così come è stata formulata è incostituzionale ed è soprattutto sbagliata. Sull’incostituzionalità dico che il rispetto delle regole deve valere per tutti ma “in primis” per gli amministratori della cosa pubblica e l’articolo 133 della Costituzione italiana è ancora valido. Sul fatto che sia sbagliata troviamo che il modo in cui è stata proposta (decisione calata dall’alto) non faccia altro che allontanare la gente dai politici (in modo trasversale agli attuali partiti presenti nelle diverse sedi istituzionali) da cui non si sente più rappresentata, ma soprattutto perché “distrugge” senza aver già pronta la soluzione alternativa alla mole di nuovi problemi che si creerebbero ai cittadini abitanti delle suddette province.
Per come la vediamo noi molti dei problemi del nostro attuale Stato Italiano, sono dovuti alla scarsissima competenza della nostra classe politica su molti argomenti fondamentali e a catene di comando troppo lunghe. Esistono sicuramente dei parametri di raffronto sui i costi standard, sul ritorno dei servizi ai cittadini, sull’efficienza delle strutture di un ente (anche se qui c’è molto da dire perché molti parametri di controllo se li fissano coloro che dovrebbero essere i controllati) nonché sulla particolarità di un territorio.
Spiegateci perché, se la nostra piccola provincia fosse efficientissima con costi ridotti per i cittadini, dovrebbe essere cancellata e magari inglobata in una più grande che già ora ha delle inefficienze maggiori? Possiamo anche capire la necessità di ridurre dei costi, ma non a scapito dei servizi erogati ai cittadini che pagano le tasse già ora, probabilmente, in proporzione maggiore rispetto a quelli di province più grandi, considerando quello che ritorna sul territorio in cui abitano/abitiamo.
Certamente catene di comando lunghe (Comune-Provincia-Regione-Stato Nazionale) creano sovrapposizioni ed inefficienze che “devono essere ridotte al minimo” anche per “responsabilizzare al massimo ed identificare chiaramente” chi è preposto a prendere delle decisioni. Se un politico non se la sente o non ha la competenza può tornare a “coltivare il suo orticello” che a “fare politica” non l’ha obbligato nessuno! La politica deve tornare ad essere una missione in cui “onori e oneri” devono bilanciarsi e non come ora dove tutto pende a favore dei primi. La riprova di ciò è nella difficoltà che un qualsiasi politico ha nel lasciare la propria poltrona per tornare a fare quello che faceva prima (escludendo quasi del tutto da questa constatazione quelli dei piccoli comuni).
Ora, da veneti (orgogliosi di esserlo) e rodigini facciamo anche noi la nostra proposta, considerando, poi, che lo statuto regionale deve essere riscritto, a livello sperimentale: Rovigo, territorio amministrato direttamente dalla Regione Veneto: catena di comando più corta, efficienza migliorata, obiettivi di produttività dei dipendenti pubblici confrontabili a livello regionale, responsabilità e sanzioni certe per chi non fa il proprio dovere e questo deve valere, in particolare, per color i quali hanno ricevuto “un mandato” dagli elettori!