
Unanimità per l’ordine del giorno proposto in Consiglio provinciale
Ecco le parti salienti dell’Ordine del giorno per lo stralcio dell’art. 15 del Decreto Legge n. 138 del 2011
Considerato
• che il Polesine di Rovigo è territorio riconosciuto come tale sin dal 1815 anno del Congresso di Vienna e fu ratificato come ente Provincia nel 1866, anno della sua annessione al Regno d’Italia;
• che la Provincia di Rovigo non è soltanto un’entità politico-amministrativa, ma Polesine di Rovigo vuol dire soprattutto una lunga storia che, fra l’altro, passa attraverso i primi moti carbonari di Fratta e Crespino, che ha visto oltre 3.000 volontari partire per combattere per l’Unità d’Italia; una storia che si identifica con il contributo di tante personalità di spicco come Jessie White, Alberto Mario, Amos Bernini, Nicola Badaloni, Giacomo Matteotti, Lina Merlin e altri ancora, e che è stata recentemente ricordata nelle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità nazionale;
• che il Polesine è una delle poche Province italiane, segno di una profonda identità, a poter essere identificato come Provincia, senza far ricorso al nome del capoluogo in quanto terra originale, inconfondibile che presenta caratteristiche di unicità e specificità dal punto di vista geografico ed ambientale non riscontrabili a livello nazionale, in quanto cresciuta tra i due più grandi fiumi d’Italia, con al proprio interno una delle zone umide più belle d’Europa: il Delta del Po. E’ proprio per questa sua connotazione ambientale che il Polesine ha subìto nel corso degli anni numerose esondazioni che hanno generato pesanti fenomeni emigratori, basti pensare a come dopo l’alluvione del 1951 molti polesani abbandonarono casa e terra. Un territorio che sarebbe esposto ad un minor controllo del rischio idrogeologico con la perdita della centralità amministrativa;
• che la Provincia di Rovigo è composta da 50 Comuni, ognuno dei quali connotato di storia propria e da peculiarità economico e sociali che ne fanno un tassello del mosaico Polesine. Tuttavia, negli ultimi anni, forte è stata la spinta della Provincia di Rovigo, in sintonia con la Regione del Veneto, per percorsi innovativi di fusioni e unioni dei servizi sui quali i Comuni stanno fortemente lavorando;
• che anche per la sua economia la provincia di Rovigo presenta delle specificità: un’agricoltura florida con i suoi settori cerealicoli e ortofrutticoli e le colture la cui eccellenza è riconosciuta dai marchi IGP e DOP (il riso e il melone del Delta, l’insalata di Lusia, l’aglio del Polesine, e il radicchio di Chioggia), la pesca sia lagunare che marittima con i suoi importanti porti e mercati di Pila, Scardovari e Caleri e i suoi circa 2.000 addetti, con il Distretto ittico e la fiorente lavorazione del pescato e l’importante settore della molluschicoltura che sta producendo il riconoscimento della cozza DOP, unica in Europa. Ma anche il Distretto della Giostra che connota l’Alto Polesine, la produzione di calzature di qualità del triangolo calzaturiero tra Villanova del Ghebbo, Fratta Polesine e Lendinara, la cantieristica navale nel territorio del Delta del Po, il Distretto delle Materie Plastiche. Le piccole medie imprese e l’artigianato che rappresentano l’anima del tessuto economico polesano, senza dimenticare l’aspetto turistico legato alle nostre bellezze ambientali e culturali che vedono nel Delta del Po l’elemento centrale;
• che il Polesine ha saputo costruire con il sistema scolastico provinciale, il Consorzio Universitario nato in sinergia con le Università di Padova e di Ferrara, i laboratori di ricerca TESIS ed ECSIN, un sistema formativo di istruzione e ricerca apprezzato e riconosciuto a livello nazionale ed europeo;
• che per tale motivo con la soppressione della Provincia di Rovigo il territorio subirebbe uno smembramento con annessione dei nostri Comuni alle province di Verona, Padova e Venezia e conseguente frantumazione dei legami che il nostro popolo, grazie anche all’unità amministrativa, ha coltivato e accresciuto in secoli di storia da Melara a Porto Tolle;
avendo consapevolezza;
• che più volte le Province italiane hanno formalmente richiesto e sostenuto l’adozione di scelte rigorose per l’eliminazione delle spese inutili derivanti dalla sovrapposizione di enti e strutture che esercitano le funzioni che possono essere attribuite agli enti territoriali, concentrando le risorse finanziarie pubbliche in modo razionale nei settori più importanti sotto il profilo dello sviluppo economico, sociale e civile del Paese;
• che l’attuazione della riforma costituzionale del 2001 derivante dall’approvazione della legge delega sul federalismo fiscale impone una coerente individuazione delle funzioni fondamentali dei Comuni, delle Province e delle Città metropolitane e un profondo ripensamento dell’adeguatezza dimensionale di ogni livello di governo affinché le istituzioni territoriali possano esercitare effettivamente le loro funzioni di coordinamento in autonomia e responsabilità;
• che la scelta di rafforzare le istituzioni territoriali previste dalla Costituzione impone al legislatore statale e regionale di sopprimere gli enti e le strutture decentrate che non hanno una diretta legittimazione democratica, costituendo il vero costo nascosto dell’amministrazione e della politica;
• che è in corso di esame da parte del Senato della Repubblica il disegno di legge per la revisione del Testo Unico degli Enti Locali che prevede che lo Stato e le Regioni devono procedere ad una profonda revisione della loro legislazione per la soppressione di tutte le strutture, gli enti o gli uffici che esercitano funzioni riconducibili alle Province (ATO acque e rifiuti, consorzi, agenzie, enti strumentali, uffici statali e regionali decentrati a livello provinciale…);
• che tale disegno di legge ribadisce, ridefinisce e chiarisce il ruolo delle Province, nelle funzioni di governo del territorio, di programmazione e di pianificazione territoriale e su quei compiti che non possono essere svolti adeguatamente a livello comunale, e riconduce in modo organico in capo alle Province le funzioni di governo di area vasta;
• che le specificità e le peculiarità del territorio polesano sopra indicate, al di là della popolazione inferiore a 300.000 abitanti e all’estensione territoriale di 3.000 chilometri quadrati, richiedono un’amministrazione mirata e vicina alle esigenze dei suoi cittadini;
per tutto quanto suesposto il Consiglio provinciale di Rovigo in seduta aperta CHIEDE e SOTTOPONE alla condivisione dei Sindaci e di tutti gli Attori istituzionali del territorio
1) in sede di conversione in Legge del D.L. 13 agosto 2011 n. 138 la proposta di stralcio degli artt. 14 – 15 e 16;
2) propone al Governo ed al Parlamento di trasferire all’interno del nuovo Codice delle Auto-nomie locali la ristrutturazione dei livelli istituzionali dello Stato, in un’ottica di diminuzione dei reali “costi della politica”;
3) propone, vista la Costituzione italiana, di demandare alle Regioni, in condivisione con gli Enti locali, l’eventuale riorganizzazione nel rispetto della piena autonomia del territorio;
4) l’introduzione di norme che contrastino il proliferare dei vari organismi intercomunali (so-cietà, consorzi, agenzie, ecc.), riconducendo ogni competenza e funzione alle assemblee e-lettive, per una effettiva rappresentanza democratica all’interno dell’amministrazione pubbli-ca.