
Il Tribunale di Milano blocca Cloudlare che dagli Usa offriva la possibilità di scaricare musica gratis
Le autorità italiane in fatto di tutela del diritto d’autore hanno un raggio di azione anche al di fuori dei confini nazionale. Lo stabilisce un’ordinanza del Tribunale di Milano – sezione imprese del 4 novembre 2022 – che ha affermato, come si può leggere su Repubblica, che gli internet provider stranieri devono rispettare gli ordini di filtraggio emessi dalle autorità italiane sulle query DNS degli utenti, per impedire la violazione dei diritti d’autore su materiale audiovisivo diffuso illegalmente da terze parti. Il provvedimento è importante perché rimette in discussione il dogma infondato dell’internet senza confini.
Nel caso specifico, la causa era stata promossa da tre case discografiche italiane (Sony Music Entertainment, Warner Music Italia e Universal Music Italia) nei confronti di Cloudlare, il colosso americano che offre, fra i vari servizi, un “open DNS” utilizzabile gratuitamente. Il provider si era rifiutato di dare seguito a provvedimenti dell’Autorità per le comunicazioni italiana sostenendo di non essere coinvolto in attività illecite e che, soprattutto, questi ordini non potevano essere eseguiti direttamente negli Stati Uniti e che, in ogni caso, rappresentavano un obbligo di sorveglianza degli utenti non consentito dalla legge. La Corte milanese non ha accolto queste tesi e, pur attestando l’estraneità dell’Internet service provider alle violazioni di legge, ha confermato l’obbligo di eseguire il blocco dell’accesso al proprio open DNS.
L’ordinanza è importante perché va oltre l’orientamento che si era formato nel 2009 quando la Corte di cassazione stabilì che se un contenuto illegale si trova su un server localizzato all’esterno dei confini nazionali, è legittimo obbligare gli internet provider nazionali a intercettare e bloccare le richieste di connessione degli utenti. Da allora gli “oscuramenti” sono diventati una prassi.