
Giurolo commenta la chiusura dell’annata agraria
Calano le superfici di frumento (-18 per cento) e della soia (-18 per cento), ma aumentano quelle a mais (+35 per cento), quelle ad ortaggi (+11 per cento) e l’aglio (+7 per cento). Sul fronte prezzi, bene i cereali e crisi nera sull’ortofrutta.
Al termine dell’annata agraria, in coincidenza con la Giornata provinciale del ringraziamento, il presidente Mauro Giuriolo fa il punto sulle principali produzioni polesane.
«La riduzione del grano è dovuta alle difficoltà meteorologiche incontrate nel periodo delle semine – commenta il presidente di Coldiretti Rovigo, Mauro Giuriolo – ma è stata compensata dal netto aumento delle coltivazioni a mais». ll Polesine si conferma granaio del Veneto con i suoi 22 mila ettari di grano tenero e 54 mila di mais su un totale di 118 mila ettari coltivabili.
«I prezzi sui cereali hanno tenuto – continua Giuriolo – mentre il vero disastro è stato per il comparto ortofrutticolo, dove i prezzi di vendita sono crollati sotto i costi di produzione, anche del 50 per cento. La contrazione dei consumi, dovuta in parte alla paura del tristemente famoso “batterio killer” ha compromesso l’intera annata, compresa quella dell’Insalata di Lusia Igp, dove i produttori stanno molto investendo per offrire il top della qualità ai consumatori».
Sono, dunque, le coltivazioni più specializzate, come le orticole delle zone di Lusia e di Rosolina, quelle che soffrono maggiormente sul lato prezzi, nonostante gli aumenti di produzione e l’ottimo livello dei prodotti. «In particolare, sull’ortofrutta – prosegue il presidente Giuriolo – negli ultimi dieci anni, i dati ci dicono che, nonostante gli aumenti di produzione, sono invece nettamente diminuiti i prodotti che transitano per i Mercati di Lusia e di Rosolina: meno 30 per cento del volume d’affari alla centrale di Lusia con meno 28 per cento quintali conferiti nell’ultimo decennio; meno 19 per cento del volume a Rosolina, con meno 38 per cento dei quintali di prodotto negli ultimi dieci anni.
Questo è un forte segnale che i servizi forniti dai due mercati sono diventati insufficienti rispetto alle attuali necessità delle imprese agricole per raggiungere il consumatore e, pertanto, diventa fondamentale pensare ad un adeguamento e ad una riorganizzazione delle due strutture». Fra le altre principali produzioni polesane, il comparto zootecnico sta attraversando un periodo nero, che sembra migliorare soltanto per i bovini da carne: +2 per cento dei bovini, per un totale di 43.450 capi; ma – 6 per cento delle vacche da latte, che si contraggono ad appena 3.340 capi; calo anche dei suini con -10 per cento e restano 68.700 capi.
«In tutto questo – conclude Giuriolo – resta alta la forbice tra prezzi alla produzione e prezzi al consumo e per aumentare quei 17 centesimi che vanno al produttore, per ogni euro speso dal consumatore, il progetto economico di Coldiretti per la realizzazione di una filiera agricola tutta italiana anche qui in Polesine, è la nostra strada maestra».