
Azzalin: “Preoccupante la contrazione dei contributi per l’Italia”
“La riforma della Politica agricola comune è senza ombra di dubbio molto diversa dal libro dei sogni degli agricoltori italiani. Una sorta di grandinata che distrugge l’ampia messe di speranze di quanti avevano creduto che dall’Unione europea potesse arrivare la soluzione ai problemi che affliggono il settore primario del nostro Paese. Un brusco risveglio che, inevitabilmente, non possiamo accogliere acriticamente”. Graziano Azzalin, vicepresidente della Commissione Agricoltura del Consiglio regionale veneto non nasconde la propria amarezza all’indomani della presentazione delle linee guida della proposta della Commissione europea per la nuova Pac.
Azzalin, che ha preso parte all’apposito evento organizzato da Veneto Agricoltura a Legnaro, evidenzia come “il primo grosso vizio del nuovo impianto è che gli aiuti diretti verranno versati sulla base degli ettari e non della produzione. Questo aspetto, che si pone l’obiettivo di riequilibrare il sostegno finanziario tra gli Stati membri introducendo un criterio il più possibile oggettivo, significa per il nostro Paese una perdita di circa il 6% dei contributi, che dovrebbero passare dai 4,13 miliardi di euro del 2013 ai 3,84 del 2020, con un taglio di circa 285 milioni di euro l’anno per un totale di circa 1,6 miliardi di euro. Questa diminuzione, nel periodo 2014/2020, per i Paesi, come l’Italia, il cui livello di contribuzione diretta per ettaro supera la media europea, si rende in qualche modo necessaria in un’Unione europea allargata. Che questo sarebbe avvenuto, si sapeva. Quello che preoccupa è la dimensione della contrazione. Non va sottaciuto che chi ci ha governato, e in particolare chi, da Zaia a Galan, ha guidato in questi anni la politica agricola nazionale, non solo non ha avuto la credibilità necessaria per far valere le proprie ragioni sul tavolo delle trattative europee, ma ha anche colpevolmente ritardato il processo di regionalizzazione illudendosi e facendo illudere gli agricoltori che si sarebbe potuto perpetrare all’infinito il meccanismo storico di ripartizione dei fondi. E questo avrà conseguenze ulteriori per gli agricoltori veneti.”
Non meno preoccupante, secondo l’esponente del Pd “è il taglio complessivo del budget europeo, anche se, come ha spiegato il Commissario all’Agricoltura Dacian Ciolos presentando al Parlamento Europeo e alla stampa il progetto di riforma, bisogna tener conto il momento congiunturale in cui ci troviamo e le altre sfide che l’Unione europea si trova a dover superare”.
Qualche perplessità viene anche per quanto riguarda il cosiddetto “greening”, che interessa particolarmente il Polesine: “Il 30% dei pagamenti – spiega il vicepresidente della Commissione regionale Agricoltura – sarà riservato alle aziende che attuano pratiche ecologiche, fra cui diversificazione delle colture, conservazione dei pascoli permanenti, tutela delle aree fragili, salvaguardia delle aree naturali e del paesaggio. Se questa linea strategica è ovviamente condivisibile nei principi, molto sarà da correggere per quanto riguarda gli aspetti pratici, che per molte aziende risultano inapplicabili, si pensi alla diversificazione in tre colture contemporanee. Come ha sottolineato Paolo De Castro, presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, sorprende l’apparente mancanza di coerenza fra le parole di Ciolos ed il testo presentato, per esempio, sui temi della semplificazione e del contrasto della volatilità dei prezzi”.
Concludendo, Azzalin sprona agricoltori e politica: “Non dobbiamo piangere sul latte versato, ma rimboccarci le maniche e lavorare sodo:il dibattito che si svilupperà in tutto il prossimo anno all’interno del Parlamento europeo può produrre modifiche significative, ma non si può sperare che si decida tutto a Strasburgo. Ognuno secondo il proprio ruolo deve dare il proprio contributo e la Regione in questo contesto non ha e non deve avere un ruolo secondario”.