
Il capogruppo leghista Caner commenta gli ultimi dati Istat sui consumi
Dopo due anni di contrazioni si verifica una leggera ripresa della capacità di spesa media mensile per famiglia in Veneto: +0,7% nel 2010 rispetto al 2009 (fonte Istat).
“L’indagine sui consumi – spiega il capogruppo leghista Federico Caner – evidenzia che, nel 2010, la spesa media mensile delle famiglie venete è pari a 2.876 euro contro una media nazionale di 2.453 euro (oltre 400 euro in meno): il Veneto è la terza regione italiana per valore dei consumi medi mensili dopo la Lombardia ed Emilia Romagna (si veda tabella allegata). Nonostante il buon posizionamento, i consumi delle famiglie venete sono inferiori rispetto al 2008 (cfr grafico allegato), per gli effetti della crisi economica, in misura più marcata rispetto alle principali regioni italiane (per il Veneto si registrano 99 euro in meno rispetto al 2008, mentre per la Lombardia 34 euro in meno). Sulla base di questa contrazione il Veneto ha perso la leadership nella classifica che deteneva nel 2008”.
Come si vede dal grafico allegato, le principali percentuali di spesa delle famiglie venete sono l’abitazione (27,7% sul totale della spesa), i generi alimentari (16,1%) e i trasporti (15,4%).
“Dal punto di vista assoluto – prosegue Caner -, le famiglie venete spendono per i generi alimentari nel 2010 quasi lo stesso ammontare della media per l’Italia, anzi leggermente meno (463 euro vs 464 euro), e l’incidenza è sostanzialmente inalterata rispetto agli anni precedenti. A determinare la terza posizione del Veneto è dunque la maggior spesa per generi non alimentari, che si attesta a 2.413 euro al mese, valore nettamente superiore al caso ‘italiano’ (1.978 euro al mese). I veneti spendono di più (sia in termini assoluti che di incidenza sulla spesa totale) per quanto riguarda i trasporti e l’arredamento, così come per la cultura, il tempo libero e altri beni e servizi. Questo fenomeno rappresenta un fattore strutturale che si spiega indubbiamente con un maggior tenore di vita (rispetto alla media italiana) determinato dall’acquisto di beni ‘non strettamente primari’, ma anche con la realtà incontrovertibile di un costo molto elevato della vita al Nord. Da qui la necessità, per favorire un aumento dei consumi da parte di tutti, di commisurare gli stipendi dei lavoratori veneti al costo della vita nella nostra Regione, attraverso il federalismo contrattuale: quello che serve è un ‘Contratto Regionale di Attività’, che tenga conto della specificità del nostro territorio e della nostra organizzazione del lavoro e dell’impresa diffusa. Il ‘Contratto Regionale di Attività’ può infatti superare le attuali forme di discriminazione tra lavori protetti e lavori precari, mettendo in rete gli attori istituzionali, le imprese e gli strumenti di welfare contrattuali e legali”.