
A un anno dalla scomparsa di Franco Battiato ieri sera al Maggio Rodigino l’anteprima del gruppo nato in Polesine, con Alessandro Simoncini primo violino
In anteprima nazionale al Maggio Rodigino, giovedì sera il Battiato Celebration Ensemble ha conquistato il cuore di Rovigo – nel cuore del centro cittadino – con uno spettacolo che ha fatto sentire il ritmo della vita che ritorna, nonostante la pandemia e una guerra che bussa alla porta di casa.
È stato come l’alba dentro l’imbrunire, ricordando le parole di Prospettiva Nevskij, che è arrivata quasi a metà del programma per l’Omaggio a Battiato del gruppo con quartetto d’archi guidato dal Maestro Alessandro Simoncini, che con il Nuovo quartetto italiano – insieme al fratello Luca al violoncello – dal 1996 aveva collaborato, registrato album e accompagnato in tour Battiato.
Insieme al primo violino di Battiato l’elemento qualificante dello spettacolo è riunire generazioni diverse con fattori comuni come l’essere diplomati o laureati in maggioranza ai conservatori “Buzzolla” di Adria o “Venezze” di Rovigo, e appare evidente, così, la ricchezza culturale dell’unica provincia con due Conservatori.
Forse per influenza reciproca, la ricchezza sul palco in piazza Vittorio Emanuele II ha trovato altrettanta ricchezza di pubblico, con oltre mille presenze. Fatto raro di giovedì sera, come ha sottolineato la cantanteRaffaella Cafagna: «Franco Battiato ne sarebbe molto felice», ha aggiunto, poco prima di iniziare No time No space.
La gratitudine, tuttavia, l’ha sentita sulla pelle il pubblico, nel ritrovarsi a celebrare, a un anno dalla sua scomparsa, un artista che ha svegliato e reso colto e saggio il concetto di pop. E che ha avuto sempre a fianco l’invisibile carezza di un custode senza spazio e senza tempo. Un custode che nel mare della vita, non invita a vedere la lunghezza e altezza delle onde. Ma dice di ricordarsi che ogni onda è fatta d’acqua, che poi è la sorgente della vita.
Acqua e pure sabbia. Non solo perché Battiato invita a tuffarsi nel profondo del proprio essere, come se l’estate fosse una spiaggia senza persone. Ma perché, dopo i saluti iniziali di Virgilio Santato per la Fondazione per lo sviluppo del Polesine, che promuove il Maggio Rodigino, di Gaetano Bisceglie per Fineco bank e dell’assessore alla Cultura del Comune di Rovigo Roberto Tovo, il debutto a Rovigo del Battiato Celebration Ensemble è partito dalla suggestione rievocativa e romantica della danza dei granelli di sabbia nella sand art di Mauro Masi. La proiezione del video realizzato per l’occasione, ha aperto così una serata di musica per l’anima, efficace nei tempi di successione della ventina di brani in programma, quanto attenta a mostrare la forza trasformativa della musica.
I treni di Tozeur, Nomadi, L’era del cinghiale bianco, Uccelli, L’animale, Summer on a solitary beach,Alexander Platz, sono state le prime tappe di un viaggio che ha amplificato due aspetti. L’amore di Battiato per la musica classica – attraverso il quartetto d’archi formato da Alessandro Simoncini (primo violino), Luca Rettore (secondo violino), Francesco Ferrarese (viola) e Daniele Tessarin (violoncello), perfetti nell’aggiungere e punteggiare emozioni e sentimenti -, e insieme la nuova idea di pop che nessuno come Battiato ha realizzato con la stessa intensità e stratificazione di livelli.
Ottimi anche l’intesa tra le voci di Raffaella Cafagna ed Enrico Zanforlin, e la profondità del “discorso musicale” sul palco tra Luca Bellan alla batteria e Biagio Modena al basso, Giulia Bergo al pianoforte,Stefano Bellettato alle tastiere e Silvio Vecchione alla chitarra.
Così, le note di piano che hanno aperto La cura, sono arrivate come le parole pronunciate al momento giusto, quando servono per guarire da tutte le malattie, a salvare da ogni malinconia, e a percorrere insieme le vie che portano all’essenza.
Un altro momento di grande intensità è stato Povera patria, incrociando sul calendario la tappa di pochi giorni fa dei 30 anni dalla strage di Capaci, e la primavera che tarda ad arrivare a causa della guerra.
La stagione dell’amore, però, ricorda che i desideri non invecchiano, e che “ancora un altro entusiasmo farà pulsare il cuore”, come hanno fatto il ritmo di Voglio vederti danzare e Centro di gravità permanente, prima di Bandiera bianca: sul palco di Rovigo, però, hanno sventolato le bandiere della pace, a significare anche – come mostrano in Ucraina i musicisti che non rinunciano alla musica – che dove non arriva la luce del sole, la luce sta nell’essere luminosi.
E così il finale, ha visto alzarsi tutto il pubblico sulle note di Cuccurucucu.