
Venerdì 7 ottobre alle 20.30, vede in scena Madama Butterfly
Si alza il sipario sulla 196^ Stagione Lirica e di Balletto del teatro Sociale di Rovigo, che venerdì 7 ottobre alle 20.30, vede in scena Madama Butterfly.
Ad aprire il cartellone 2011/2012 è un classico dell’opera Pucciniana, una delle più amate dal pubblico.
L’opera è proposta martedì 4 e mercoledì 5 ottobre con l’anteprima studenti e in replica domenica 9 ottobre alle 16.
Lo spettacolo verrà presentato giovedì 6 ottobre alle 18 nella sala Oliva dell’Accademia dei Concordi, a cura dell’associazione Amici del teatro Sociale di Rovigo. Relatore Luigi Costato.
Note di regia di Fabio Ceresa
NULLA PIU’ CHIEDO AL MARE
La distanza incolmabile tra due opposti
Che Madama Butterfly narri l’incontro tra due culture prima ancora che tra due persone è materia condivisa, e forse proprio in questo si cela l’irresistibile attrattiva che per oltre un secolo l’opera di Puccini ha esercitato sul pubblico di tutti i teatri. Cio Cio San (letteralmente “la signora farfalla”) e Pinkerton si trovano a incarnare gli opposti dello spirito e della materia, che solo accidentalmente prendono la forma di una geisha giapponese e di un ufficiale americano. Dietro le sete dell’obi, tra i gradi della divisa bianca sono intrecciati due luoghi che sono comuni all’esperienza umana di ogni persona: la tensione al trascendente e l’attrazione dell’immanente, i due punti cardinali tra i quali si dibatte, incerta, l’anima dell’artista.
Nella tradizione buddista giapponese, questi due concetti sono espressi rispettivamente dai caratteri 妙 (myo) e 法 (ho). Il primo carattere, myo, rappresenta la condizione di latenza, di morte, la condizione di attesa, che, come Butterfly, non riesce a manifestarsi; pensiamo al coro a bocca chiusa, dove proprio l’attesa viene privata del mezzo di espressione per eccellenza, la parola. Il concetto di manifestazione è invece espresso dal carattere ho. Questo carattere si veste di valori opposti e complementari, rappresentando come Pinkerton la realtà oggettiva, la vita. L’unione di questi due caratteri, l’incontro tra Butterfly e Pinkerton, genera la parola myoho, la “legge mistica”, integrando l’esperienza umana di vita e di morte nei suoi infiniti aspetti.
E’ in questa contrapposizione, o in questa fusione, che dobbiamo ricercare lo spunto emotivo più forte della drammaturgia pucciniana. Il carattere ho, caro a Pinkerton, è composto infatti da due radici che rispettivamente significano “acqua” e “passare oltre”. L’oceano pacifico che divide le due civiltà è il centro nevralgico del dramma: tutta l’incisività del testo nasce dal tentativo di attraversare il mare, di legare in un unico nodo due mondi che non potrebbero essere concettualmente più lontani. Qui ritroviamo intatto il germe della tragedia. Si pensi ai Persiani di Eschilo, la più antica opera teatrale a noi pervenuta, in cui re Serse viene punito dagli dei per aver cercato di “aggiogare il mare” tramite un ponte di barche, unendo ciò che la natura aveva voluto diviso.
Abbiamo voluto che questa suggestione non rimanesse un concetto astratto, ma prendesse forma nello spazio attraverso il linguaggio della scenografia. Il primo atto presenta la casa di Butterfly nel disegno di una struttura posta al centro della scena, una sorta di tori (tempio tradizionale giapponese) circondato dall’acqua. Intorno a questo luogo, sui quattro lati, corrono file di praticabili che uniscono allo spazio circostante l’isola dove si trova la casa. Nel secondo atto, la scena si rivela disgregata: la struttura della casa si scompone per formare un canneto, un giardino incolto, sospeso. Anche i praticabili hanno assunto una posizione caotica, scivolando alla deriva sempre più lontani dall’isola centrale, in un’idea di abbandono, di attesa. Quella stessa attesa porta il terzo atto ad aprirsi su un’immagine spoglia, rigorosa, metallica. I praticabili hanno trovato un nuovo ordine agli estremi della scena, mentre la struttura centrale, scarnificata, rimane da sola al centro dello spazio, completamente circondata dall’acqua, in una struggente solitudine che presagisce il suicidio finale.
Anche i costumi seguono la stessa volontà di pulizia e di rigore formale, cercando di trovare nei personaggi una forza interpretativa che non sia confusa dal fasto della tradizione giapponese, ma che tenda all’essenzialità di ogni carattere: raccontare il dramma senza sovrapporsi al testo, mettendo in luce le tensioni che vivono tra le pieghe del pentagramma, è il compito più importante di chi allestisce un capolavoro.
Madama Butterfly
Tragedia giapponese in due atti
di Giacomo Puccini
libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica
Personaggi Interpreti
Madama Butterfly Yasko Sato*
F. B. Pinkerton Giuseppe Talamo
Suzuki Evgeniya Rakova*
Sharpless Gonzalo Ezequiel Moya*
Goro Eduardo Hurtado Rampoldi*
Zio Bonzo Riccardo Ferrari
Principe Yamadori Gilberto Mulargia
Kate Pinkerton Chiara Brunello
Commissario imperiale Gianluca Tumino
Maestro concertatore e direttore d’orchestra Nicola Marasco
Regia Fabio Ceresa
Scene Giada Tiana Claudia Abiendi
Costumi Massimo Carlotto
Luci Roberto Lunari
Maestro del coro Giuliano Fracasso
Orchestra Regionale Filarmonia Veneta
Coro Lirico Veneto
* Vincitori del XL Concorso Internazionale per Cantanti “Toti Dal Monte”
Allestimento Fondazione Teatro Comunale di Bologna
Coproduzione Teatro Sociale di Rovigo e Teatri e Umanesimo Latino S.p.A.
e con la partecipazione di Bellussi Valdobbiadene