
“Serve un pool di psicologi per garantire assistenza anonima”
“La Segreteria del Nuovo Sindacato Carabinieri Emilia Romagna, preso atto del quarto suicidio avvenuto oggi 25 marzo in Collemarino, dove un brigadiere di quel comando Stazione Carabinieri si è tolto la vita con un colpo di pistola davanti alla caserma, rivolge un accorato appello al Ministro degli Interni e al Ministro della Difesa per sollecitare un pool di psicologi che lavorino a stretto contatto con gli operatori delle forze di polizia, possibilmente sul posto di lavoro e in sinergia con i sindacati proprio per garantire una assistenza “anonima” per studiare le cause del male oscuro, nemico invisibile che colpisce senza che nessuno se ne accorga”.
“Prevedere annualmente un percorso di “scarico” emotivo obbligatorio per i carabinieri – osserva Morgese – che si fanno carico delle regole della vita sociale e delle criticità, che nascono e, inevitabilmente, assorbono le preoccupazioni, le ansie, la violenza dei comportamenti e dei progetti criminali, la violenza delle organizzazioni, che si oppongono alle istituzioni dello Stato, ma anche di quelle espressioni di stati mentali alterati, di agiti antisociali, di reazioni esasperate e distruttive di sé e degli altri, di contenere realtà molto complesse di disagio sociale. Orbene, uno spazio di comunicazione e rielaborazione dei vissuti è, a questo punto, utile per ridurre il carico emotivo favorendo la difficoltosa comunicazione spontanea, alla quale i componenti dell’Arma, per vari motivi, sono già soggetti. Forse è arrivato il momento, conclude Il Segretario Generale D’Angelis, di pretendere dalla Magistratura che i suicidi degli appartenente alle Forze di Polizia, seguano un decorso analogo a quello di altre categorie di lavoratori, trattati pertanto, alla stregua di un infortunio sul lavoro. Questo perché tra i principali compiti del Datore di Lavoro grava il benessere psico/fisico del personale come obbligo regolamentare, giuridico e morale”.