L’intervista all’on. Alberto Pagani, membro della Commissione Difesa
“Stanchi di una politica che continua a mortificare i militari”
I sindacati militari LRM, NSC, SAF, SCUDO CC, SIAM, SILCA, SILF, SILMA, SILME, SIM AM, SIM GDF, SIM GUARDIA COSTIERA, SIM MM, SINAFI, USIC e USIF in una nota stampa hanno espresso profonda delusione per il “testo base” C875 della Legge sui diritti sindacali del personale militare poiché, spiegano “gli emendamenti proposti da tutte le forze politiche in Commissione non sono idonei a risolvere tutte quelle criticità che ormai da mesi ripetiamo”.
“Al di là di qualche timido passo in avanti rinvenibile in alcuni emendamenti – spiegano le sigle -, è evidente l’assenza di una reale volontà di risolvere le questioni centrali come la sottoposizione al controllo della controparte, le materie di competenza del sindacato (in primis mancano articolazione dell’orario di servizio e la mobilità del personale), l’attribuzione della giurisdizione al ‘naturale’ giudice del lavoro per le controversie in materia di comportamenti antisindacali ed il superamento della misurazione della rappresentatività (per singole categorie e con percentuali riferite alla forza effettiva) che costituirebbe un unicum nel panorama sindacale.
Dopo quasi due anni dalla sentenza n. 120, il Parlamento presenta un testo per noi inaccettabile e che respingiamo con forza.
È, inoltre, insopportabile che si continui a negare ai sindacati il diritto sancito dalla Corte Costituzionale di partecipare ai tavoli di contrattazione ed al confronto con le Amministrazioni.
Dopo i ripetuti incontri tra noi e le parti politiche – concludono le sigle -, nonché dopo le audizioni in Commissione Difesa, oggi siamo profondamente delusi e stanchi di una politica che continua a mortificare i militari delle Forze Armate, i Carabinieri ed i Finanzieri, ammaliata dalle fusa degli Stati Maggiori e Comandi Generali”.
PUNTI CRITICI
Ma quali sono i punti del testo base della Legge più criticati dalle organizzazioni sindacali?
“L’articolo 5, ad esempio, riguarda le limitazioni sulle competenze – spiega Massimiliano Zetti, segretario generale del Nuovo Sindacato Carabinieri -. Si può leggere come il personale non possa trattare argomenti quali: ordinamento, addestramento, operazioni, settore logistico operativo, rapporto gerarchico funzionale e impiego del personale.
Praticamente tutto lo scibile della materia. Si tratta di una grave limitazione. E altrettanto pesanti sono i limiti comportamentali, quale quello che vieta ai sindacati militari di fare dichiarazioni congiunte con altri sindacati”.
La richiesta è quella di parificare il sindacato Carabinieri a quello della Polizia di Stato: “Si tratterebbe comunque di un sindacato di serie B, poiché non prevede il diritto di sciopero – ha sottolineato Zetti -, ma è quello che chiediamo. Noi rappresentiamo l’unico sindacato che deve chiedere l’assenso del Ministero della Difesa per costituirci: in pratica – conclude Zetti -, equivale a chiedere il permesso al proprio datore di lavoro. Si capisce come questo sia il primo controsenso da cui ne derivano molti altri”.
L’on. Alberto Pagani (PD), membro della Commissione Difesa, ha risposto alle domande dei sindacati militari.
- Qual è secondo lei l’ostacolo oggettivo che non permette di parificare il sindacato Carabinieri a quello della Polizia di Stato?
“La Polizia è stata smilitarizzata quasi quarant’anni fa, i Carabinieri sono militari, sottoposti al codice dell’ordinamento militare, a differenza dei Poliziotti che sono civili. È ovvio che la tutela dei diritti sindacali, che debbono essere esigibili per entrambi, non può essere garantita da una normativa identica”.
- Qual è la differenza di approccio investigativo tra il militare “poliziotto” e il poliziotto?
“È irrilevante, anche se l’approccio investigativo fosse perfettamente identico l’organizzazione di una forza armata non è uguale a quella di una forza di polizia ad ordinamento civile”.
- Quali compiti da forza armata ha la territoriale dei Carabinieri?
“La territoriale dei Carabinieri è una forza di polizia ad ordinamento militare, come la Guardia di Finanza, e quindi rientra tra le forze armate a prescindere dai suoi compiti. Ovviamente ogni carabiniere quando si è arruolato era consapevole che avrebbe indossato le stellette, con tutto quello che comporta lo status di militare”.
- Quale danno gerarchico può nascere da un sindacato che si occupi di benessere del personale – mobbing – suicidi – contratti – trasferimenti – sedi disagiate – equipaggiamento e armamento?
“Nessuno, io credo. Infatti la legge in questione definisce la cornice entro cui le associazioni militari a carattere sindacale potranno operare per contribuire alla risoluzione di questi problemi, sia nella sede di contrattazione di primo e di secondo livello, che nel confronto con le amministrazioni di riferimento, che sarà tanto più costruttivo quanto sarà meno conflittuale”.
- Qual è la differenza tra la rappresentanza militare attuale e la visione di sindacato sancita dalla Corte Costituzionale?
“È una differenza profonda perché la rappresentanza militare è un’articolazione dell’amministrazione che svolge di fatto una funzione di supporto al comandante, che rappresenta lo Stato, per favorire la partecipazione del personale alle scelte che comunque competono al comando.
Le associazioni sindacali, che la sentenza della corte ha legittimato, sono organizzazioni esterne all’amministrazione, private, si potrebbe dire, ed in quanto tali rappresentano i lavoratori nella negoziazione con lo Stato del contratto di lavoro, che contiene i parametri salariali ed anche l’insieme degli accordi di carattere normativo che riconoscono e tutelano i diritti dei lavoratori, con particolare riferimento alla salute ed alla sicurezza sul lavoro, che io ritengo siano importanti almeno quanto gli aspetti economici”.