
Nel ricorso presentato contro Cov e amministrazione rodigina
E’ polemica dopo che il Tar ha dato ragione alla Cao – Commissione dell’Albo degli Odontoiatri – dell’Ordine dei medici e Andi – Associazione Nazionale Dentisti Italiani – di Rovigo nel merito del ricorso presentato contro l’autorizzazione sanitaria all’esercizio di uno studio dentistico all’interno della casa di riposo IRAS (Istituto rodigino di assistenza sociale) concessa dal Comune di Rovigo con il benestare dell’Ulss 18.
”Un passo che segue la decisione del Consiglio di Stato dello scorso aprile che, ravvisando nell’attività svolta dal Cov (Consorzio odontotecnici veneti) “un pregiudizio grave ed irreparabile, anche a tutela degli utenti del servizio” aveva accolto le nostra istanza e condannato il Comune, in solido con il Consorzio, al pagamento delle spese legali – spiega il segretario sindacale di Andi Rovigo, Fabio Scanu – Ma quest’ultima decisione del Tar è anche molto grave, perché rivelatrice di un certo strabismo dell’Ulss 18. Come noto, il Comune, nel rilasciare l’autorizzazione si avvale del settore igiene pubblica dell’Ulss 18 che, nel caso di specie, doveva fare un sopralluogo per valutare i requisiti strutturali del consorzio. Ma doveva, soprattutto, controllare che il soggetto richiedente l’autorizzazione fosse legittimato a farlo. Così non è stato. Per assurdo potremmo avere, per i tecnici dell’Ulss 18, che sono tutti laureati e specializzati, un meccanico che ottiene una autorizzazione sanitaria perché ha una struttura che rispetta i parametri di legge. Mi pare che l’Ulss 18 usi due pesi e due misure: quando manda i verificatori nello studio di un dentista abilitato richiede un mare di documenti che attestino il possesso di tutti i requisiti e controlla ogni minimo particolare. Qui fa la richiesta un consorzio di odontotecnici, cioè di artigiani, e il via libera arriva in quattro e quattr’otto”.
Intanto il comune di Rovigo è stato condannato, una volta in più e in solido con il Cov, al pagamento delle spese legali. “E pensare che eravamo anche andati a parlare con il sindaco Melchiori per evidenziare la grossolanità dell’errore commesso – aggiunge Scanu – Ma non c’è stato verso di ragionare. Se il ricorso non fosse stato presentato, oggi avremmo un consorzio di odontotecnici abilitati a lavorare dentro una casa di riposo. “Promossi” a medici direttamente sul campo”.
“Il Tar, in particolare, ha riconosciuto che la direttrice sanitaria di cui la struttura si era dotata era sì un medico, ma che non era in grado “di garantire con continuità la necessaria presenza presso l’ambulatorio di Rovigo, a motivo degli altri numerosi incarichi ricoperti” – spiega il presidente della Cao, Bruno Noce- La stessa persona, infatti, ricopre il medesimo incarico in altre strutture sanitarie ubicate a Lendinara, Adria, Chioggia, Palazzolo sull’Oglio, Chiari, Manerbio e Brescia”.