
Il 21 ottobre 1866 avveniva il “plebiscito” di annessione all’Italia unita sabauda
Proponiamo un excursus storico sul referendum di annessione all’Italia sabauda di 145 anni fa di Eraldo Barcaro, riprese dalle notizie del libro di Ettore Beggiato.
Il 21 ottobre 1866 avveniva il “plebiscito” di annessione del Veneto all’Italia unita Sabauda. Ma già due giorni prima a Venezia il rappresentante austriaco consegnava ufficialmente il Veneto al rappresentante di Napoleone III^ imperatore di Francia, che lo cedeva a sua volta formalmente ai rappresentanti Italiani: ovvero i Savoia s’impossessano del Veneto due giorni prima del referendum e ne ottenevano il dominio non dal popolo, che voterà, e vedremo come, due giorni dopo, ma indirettamente dall’Austria e solo tramite la Francia. Tutto era già stato deciso precedentemente a Praga il 24 agosto dello stesso anno tra “Sua Maestà l’Imperatore d’Austria che cede il Regno LombardoVeneto a Sua Maestà l’Imperatore dei Francesi che lo accetta” e il 3 ottobre con la pace di Vienna dove viene scritto che “ Sua Maestà l’Imperatore d’Austria consente all’annessione del Regno LombardoVeneto al Regno d’Italia”, il quale Regno dovrà però sobbarcarsi il debito pubblico dall’Impero austriaco.
E allora il 21 ottobre tutti democraticamente in nome dell’autodeterminazione dei popoli a votare: “le autorità comunali avevano preparato e distribuito dei biglietti col SI e col NO di colore diverso: inoltre ogni elettore presentandosi ai componenti del seggio pronunciava il proprio nome e consegnava il biglietto al Presidente del seggio che lo depositava nell’urna. Le urne sono separate, una sopra un tavolo l’altra sopra un altro. Sopra una sarà scritto ben chiaro SI, sopra l’altra NO”.
E così chiaramente senza frodi e con chiarezza e limpidità e sicurezza di segretezza in Veneto con anche Mantova si ottennero 641.758 Si e 69 No e qualche centinaio di nulle, e questo su circa 2.600.000 abitanti, che poi oltre il danno dovettero essere tassati violentemente dal nuovo stato unitario italiano per pagare i famosi debiti austriaci che Vittorio Emanuele II, con casse piemontesi praticamente all’asciutto, aveva accettato di appianare.
Annessione-occupazione e vessazioni impositive portarono il fiero popolo veneto, messo così alla fame ed alla miseria, alla massiccia drammatica emigrazione soprattutto nel territori sudamericani-
Poi chissà come e perché come per incanto tutte le documentazioni relative a tale scempio democratico sparirono, tanto che il nostro concittadino Luigi Sutto quando nel 1903 venne incaricato di costituire il primo museo del Risorgimento andò alla ricerca dei vari fascicoli del referedum, ma non ne trovò nessuno, tanto che scriveva “ né Preture né Municipi li hanno”.-
Ma tale dramma storico, sempre in nome della libertà e della democrazia e dell’autoderminazione dei popoli sovrani, non accadeva solamente in Veneto, ma contemporaneamente evolveva in tutta Italia e questo si può ricavare anche dal romanzo “il gattopardo” di Tomasi di Lampedusa che scriveva “alla folla invisibile nelle tenebre annunziò che a Donnafugata il plebiscito aveva dato questi risultati: iscritti 515, votanti 512: Si 512 No zero. Eppure Ciccio Tumeo assicura “io Eccellenza ho votato NO. E quei porci in Municipio s’inghiottono la mia opinione, la masticano e poi la cacano via trasformata come vogliono loro. Io ho detto nero e loro mi hanno fatto dire bianco”
A Ciccio Tumeo era andata sicuramente meglio rispetto a quel napoletano che al seggio aveva gridato “viva Francesco II^” e lo avevano ammazzato seduta stante!.
Tutto questo sconcio aveva portato l’Ambasciatore Inglese a Napoli Henry Elliot, a scrivere “moltissimi vogliono l’autonomia e nessuno l’annessione: ma i pochi che votano sono costretti a votare per questa”.
Anche la campagna elettorale non era stata affatto paritaria, esistendo solamente questi volantini: “SI vuol dire essere italiano ed adempiere al voto dell’Italia- NO vuol dire restare veneto e contraddire al voto dell’Italia “: da questo si può già capire ed intendere la contrapposizione chiara e già presente tra Veneto e Italia –
Ma più bello ancora altro volantino che recitava “ chi dice SI mostra sentirsi uomo libero padrone in casa propria (già sentita questa frase?) degno figlio d’Italia- chi dice NO lo prova d’animo di schiavo nato al bastone croato”: Già allora i Savoia e gli altri italioti sopraffattori avevano deciso di imbrogliare il popolo serenissimo, con tutte le conseguenze che drammaticamente viviamo ancora sulle nostre spalle dopo 145 anni di storia unitaria e nulla cambia se sia essa sabauda o repubblicana-
Eraldo Barcaro