Il garante dei detenuti aveva ritenuto opportuno rimettere l’incarico

Livio Ferrari continuerà nel suo impegno di garante delle persone private della libertà del Comune di Rovigo sino al termine del suo mandato in quanto il sindaco Bruno Piva gli ha confermato la sua personale fiducia. Nominato nell’ottobre 2008 dall’allora primo cittadino Fausto Merchiori, Ferrari con l’avvento della nuova amministrazione, a seguito delle elezioni di quest’anno, ha ritenuto doveroso rimettere l’incarico in quanto è una nomina che deve godere della fiducia del Sindaco, il quale, con lettera del 26 settembre, nel ringraziarlo della disponibilità dimostrata, gli ribadisce la fiducia.
“La rinnovata fiducia diventa per me uno stimolo – afferma Livio Ferrari – per non perdere le speranze per scelte future che modifichino l’attuale drammatica situazione in cui versano le persone ristrette nelle carceri italiane. Non sono bastati i numeri eloquenti delle morti che produce la detenzione: 1.890, con 673 suicidi accertati, in undici anni (143 con 47 suicidi solo nel 2011) per far sì che il Parlamento la scorsa settimana assumesse delle decisioni per rendere meno disumani questi luoghi e ridurre il numero di presenze che continua ad attestarsi sulle 67.000 persone a fronte di una capienza di circa 45.000 posti nei 206 istituti per adulti presenti nel nostro Paese”.
“E’ inverosimile – continua Ferrari – come le politiche sull’esecuzione penale in Italia non trovino spazi di coscienza ed umanità, e nonostante frequenti le patrie galere oramai da oltre ventidue anni non riesco a trattenere la repulsione e il disgusto che mi producono le prigioni ad ogni visita. Come si può dire che siamo in un Paese di diritto visitando questi antiluoghi, dove la ristrettezza alla fine potrebbe anche essere uno dei problemi minori! Non potrò mai abituarmi a vedere lasciare questa umanità vivere nel degrado, come il malessere che corrode a sua volta il personale che vi lavora”.
“Ci sono gravi responsabilità politiche, da distribuire a piene mani, – conclude Ferrari – che hanno comportato il determinarsi della situazione attuale e, considerati i precedenti e l’inaffidabilità di effettive risposte operative ed umane che possono essere prodotte a livello centrale, ritengo sia giunto il momento che ogni territorio dove insistono i luoghi della privazione della libertà non possa continuare a guardare il consumarsi delle quotidiane tragedie ma se ne riappropri! Le carceri non possono essere altro dal resto degli spazi della collettività! I Comuni e i loro amministratori, assieme alle forze sociali, al volontariato e la cooperazione presidino su quanto avviene, intervengano con le rispettive competenze affinché le leggi siano rispettate e, soprattutto, aprano nuovi spazi di speranza all’esterno, scardinando muri di separazione e vendetta”.