Venerdì 18 e domenica 20 gennaio

Dopo il successo di “Le nozze di Figaro”, la Stagione Lirica del Teatro Sociale prosegue con un’altra opera a firma del maestro Massimo Pizzi Gasparon Contarini. Venerdì 18 gennaio alle 20.30 andrà in scena Turandot. Lo spettacolo è stato proposto in anteprima Teatroragazzi mercoledì 16 gennaio. Replica domenica 20 gennaio alle 16. Sono previsti due cast, il ruolo di Timur sarà interpretato venerdì da Ivan Tomasev, domenica da Enrico Rinaldo. La presentazione si è svolta giovedì 17 gennaio alle al Ridotto del Teatro Sociale, a cura di Luigi Costato.

Si tratta di una coproduzione del Teatro Sociale e della Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, con la collaborazione della Fondazione Rovigo Cultura.

“Una grande opera – ha detto oggi, l’assessore alla Cultura Alessandra Sguotti, in occasione della conferenza stampa di presentazione -, uno spettacolo di straordinaria grandezza, con tanti personaggi e tante comparse, tra queste anche due ragazzi del Forum dei giovani, in tutto circa cento persone. Mi preme sottolineare che questo significa anche un importante indotto per tutte le attività commerciali. Ringrazio gli sponsor e chi ci sostiene, questa è una coproduzione con il teatro di Ferrara, con il quale non collaboravamo da tempo, speriamo si aprano nuovi orizzonti”.

Per il direttore artistico Claudio Sartorato, si tratta di una delle opere più importanti del repertorio lirico, impressionante nella sua sontuosità, che appartiene solo a Turandot.

“E’ un’opera – ha detto -, di tensione fortissima, realizzata qui a Rovigo in un unico atto che terminerà esattamente dove si è fermato Puccini, per dare una visione di unicità”.

Una messa in scena che ha richiesto uno sforzo notevole, come ha sottolineato il maestro Massimo Pizzi Gasparon Contarini. “Abbiamo lavorato bene, in tranquillità con un clima molto sereno. Inizialmente l’originalità era di fare un intervallo al posto di due, ma poiché faremo ascoltare solo quello che Puccini aveva composto, ho lanciato una sfida e omesso anche il primo intervallo. La scelta di rappresentare solo la musica effettivamente composta dal Maestro Puccini e terminare con la morte di Liù può veramente sortire sul pubblico un impatto emotivo e narrativo speciale. In virtù di una narrazione scenica serrata e efficace si è optato per un impianto scenico permanente per unificare i luoghi della narrazione ed esaltare anche la dimensione favolistica e astratta della vicenda. Un micro universo isolato dal resto del mondo, che si anima e ci appassiona, facendoci tornare un po’ bambini e sul palcoscenico del Teatro Sociale di Rovigo nell’anno del bicentenario, ci farà riscoprire anche quanto sangue veneto scorra ancora nelle vene di Turandot”.