Angelo Stoppa: “Stiamo perdendo le nostre lagune”

Porto Tolle. Se l’ondata di piena sembra ormai aver attraversato tutto il corso del Po senza conseguenze, c’è chi, invece, proprio da ora guarda con apprensione a ciò che resterà dopo il transito della straordinaria massa d’acqua e fango, per non parlare di detriti e materiali di varia natura. Si tratta dei pescatori del Delta del Po, la cui attività è legata ad un equilibrio sempre più fragile. In modo particolare, nella zona di Scardovari. E proprio da qui è partito ieri il tour che il vicepresidente della commissione Agricoltura e Pesca del consiglio regionale Graziano Azzalin intende condurre nelle prossime settimane.

La prima tappa è stata la Cooperativa pescatori dell’Adriatico, una delle 13 che compongono il Consorzio Cooperative Pescatori del Polesine. Ad accompagnarlo nella sua visita, anche l’assessore provinciale alla Pesca Claudio Bellan, il coordinatore del circolo di Porto Tolle e Consigliere di maggioranza con delega al rapporto con le frazioni Dino Ravara e dall’assessore portotollese Angelo Stoppa, nella veste anche di membro della cooperativa. Ad accoglierlo, invece, il presidente della cooperativa Roberto Finotello ed il consiglio di amministrazione.

“L’obiettivo della mia visita – ha spiegato Azzalin – è principalmente quello di conoscere meglio le realtà della pesca polesana, nella convinzione che sia necessaria più consapevolezza tanto dei problemi quanto delle potenzialità di un settore che ha un’importanza fondamentale non solo dal punto di vista economico, ma anche socio-culturale e, soprattutto, di conservazione del territorio. Lasciar morire la pesca per il Polesine significherebbe non solo problemi di reddito, ma anche ambientali e idrogeologici, perché i pescatori sono i primi custodi delle lagune che, come ben sappiamo, vivono solo grazie all’opera dell’uomo. La Regione deve appropriarsi di queste tematiche, vedendo il bicchiere mezzo pieno e quindi in primo luogo le risorse potenziali, prima che sia troppo tardi e si superi quello che il direttore del Consorzio Delta Po Adige Mantovani ha definito punto di non ritorno. Anche la riforma della Pac, fra l’altro, va nella direzione di considerare con più attenzione gli aspetti legati alla gestione sostenibile del territorio e delle risorse idriche e della conservazione della biodiversità e dell’ambiente. E questa è proprio una delle sfide che la pesca polesana deve affrontare”.

Il presidente Finotello è partito dai numeri: “A fronte di circa 6mila ettari di valli lagunari, ne possono essere coltivati solo 350 che, grazie al lavoro di 1500 operatori, producono circa 80mila quintali. Cifre che, tuttavia, ogni anno calano sensibilmente a differenza di quanto accade nella vicina Goro dove, grazie a un’attenta politica di risanamento, su 1500 ettari disponibili se ne coltivano mille. La nostra cooperativa ha 280 soci, la maggioranza dei quali si occupa di molluschicoltura e convive con le difficoltà legate alla mancanza di progettualità ad ampio respiro per quanto riguardano le lagune che ci costringono a fare i conti con le morie cicliche che colpiscono il prodotto seminale come quello finito, sia per problemi legati alle condizioni microclimatiche dell’acqua che per quelli derivanti dall’assetto idraulico, alle mareggiate, all’arretramento degli scanni. Solo nel luglio scorso abbiamo perso quasi 6mila quintali di vongole per problemi di ossigenazione”. E ora, l’acqua torbida che invade le lagune mette nuovamente a rischio la produzione. L’assessore Bellan, dal canto suo, ha messo in evidenza “la volontà di avviare un confronto con le realtà della provincia in modo che le nostre realtà possano essere di stimolo all’azione di chi governa la Regione. Il problema principale delle lagune, ovvero la gestione in termini idraulico-ambientali, resa più difficile dai tagli della Regione ai consorzi di bonifica. Altri aspetti importanti riguardano la necessità di valorizzare la produzione e contrastare la frammentazione della filiera, visto anche che delle 17mila tonnellate di cozze commercializzate in Italia, l’80% proviene dal Delta del Po. Questo dimostra le potenzialità che possono essere espresse dalla pesca polesana”.

Dino Ravara ha posto l’accento sull’importanza “che esponenti politici mostrino la volontà di un’attenzione non episodica per voler cogliere la sensibilità del più importante settore produttivo non solo di Porto Tolle e del Basso Polesine, ma quasi dell’intera provincia”, mentre Angelo Stoppa ha puntato il dito su “quanti in campagna elettorale sono venuti a prometterci mari e monti e poi non hanno dato seguito alle loro parole. I problemi con cui i pescatori devono fare i conti sono soprattutto di tipo strutturale e bastano tre giorni di mareggiata e si torna ad aver problemi ad uscire in mare ed a dover basare la pesca non sulle necessità dell’attività ma sul livello della marea. La Regione deve tenere in considerazione un settore che, solo in Polesine, occupa quasi 2mila persone a cui piace il proprio lavoro e che chiedono solamente di poterlo continuare a fare. Invece, stiamo perdendo le nostre lagune”.