A Villadose il convegno “Questa crisi dove ci porterà?”

Villadose. “Questa crisi dove ci porterà? L’urgenza di nuovi stili di vita”. Con questo titolo si è svolto nella mattinata di giovedì 3 novembre, a Corte Frassino in Villadose, l’annuale convegno organizzato da Coldiretti Rovigo per la formazione del clero cattolico della diocesi si Adria-Rovigo.

La crisi del modello economico basato sulla produzione ed il consumo ha portato a riflettere sulla necessità di nuovi modelli sociali, non ancora nati, ma che vanno nella direzione tracciata dall’affermarsi del consumo critico-etico, dagli esempi di finanza etica e dalla imprenditorialità sociale e anche del progetto filiera italiana di Coldiretti, che punta sul rapporto diretto produttore-consumatore.

Relatori erano l’economista Benedetto Gui dell’Università di Padova, padre Renato Gaglianone, consigliere ecclesiastico nazionale Coldiretti, il vescovo Lucio Soravito De Franceschi ed il presidente di Coldiretti Rovigo, Mauro Giuriolo, moderati dal direttore Adriano Toffoli. Ai lavori, introdotti dalla preghiera diretta da don Carlo Marcello, consigliere ecclesiastico di Coldiretti Rovigo, sono intervenuti anche la presidente della provincia Tiziana Virgili e l’assessore all’agricoltura di Villadose GianPietro Rizzato, oltre ad un quantità di dirigenti Coldiretti.

«Ci troviamo in una situazione in cui tutti i governi dell’area euro-dollaro hanno sfondato il tetto del debito pubblico per esser intervenuti ad arginare il crollo del sistema economico-bancario – ha riassunto Benedetto Gui, ordinario di Economia all’Università di Padova – In Italia siamo tornati al rapporto tra debito pubblico e Pil del 120% come avevamo prima del 2004. La finanza pubblica italiana è destabilizzata perché i mercati internazionali non ci danno più fiducia. Che fare?». La ricetta non è unica: patrimoniale, taglio alle pensioni, un programma straordinario di investimento europeo, ma non sarà sufficiente per far ripartire l’economia. E’ proprio il modo di fare economia basato su produzione/consumo che sembra non funzionare più. «Tutte le ricerche scientifiche sui fattori di benessere delle persone – ha detto Gui – ci segnalano quello che le nostre nonne già sapevano: che i soldi non danno la felicità e che basta avere una famiglia. In sostanza, abbiamo basato tutto sul profitto e sul possedere cose, ma ciò di cui abbiamo veramente bisogno per stare bene è una rete sociale di rapporti relazionali. Abbiamo bisogno di pensare ad un altro modo di fare economia, con meno beni materiali, in un ambiente naturale preservato e che ci permette di uscire dalla povertà relazionale».

«Nessuno sa ancora come, ma ci sono dei segnali che indicano la direzione – ha concluso Gui – Ormai anche le masse si stanno orientando verso consumi consapevoli: si cerca più naturalità e conoscenza del prodotto anche a costo di spendere di più; la pubblicità delle automobili punta sui minori consumi di Co2 e non sulla “ripresa” come vent’anni fa; ci sono banche che garantiscono di finanziare solo progetti etici e imprese sociali che nascono non con lo scopo primo del profitto, ma di dare risposte a problemi altrui».

La riflessione si è spostata sulle relazioni interpersonali con padre Renato Gaglianone, consigliere ecclesiastico della Confederazione nazionale Coldiretti: «La vera libertà dell’uomo – ha detto – è di sentirsi interpellato da Dio e dare delle risposte. Le riposte devono essere cercare il “bene” personale e comune. Solo in quest’ottica si possono trovare nuove modalità per costruire le proprie responsabilità e superare la crisi».

Il vescovo di Adria-Rovigo, Lucio Soravito De Franceschi ha portato l’attenzione sul tema della prossima Giornata del ringraziamento indicando come l’agricoltore, nel sua paziente attesa dei frutti e nell’armonia con la natura, sia stato il modello comportamentale per molte parabole del Vangelo. Infine, il presidente di Coldiretti Rovigo, Mauro Giuriolo ha messo in evidenza il “progetto filiera italiana” di Coldiretti come una proposta di nuovo modello economico alternativo alla speculazione internazionale sul cibo e sulla terra. «Da oltre 10 anni – ha detto – abbiamo stretto un patto col consumatore. Abbiamo parlato di vendita diretta e di prodotto legato al territorio quando altre organizzazioni agricole ci deridevano: oggi è diventato normale parlare di “km zero” e di istintività dei nostri prodotti agricoli. Proseguiremo sulla strada della trasparenza nei percorsi produttivi, mettendoci la faccia, operando con massimo rispetto per la nostra terra che vogliamo lasciare integra a chi verrà dopo. Non è facile in un sistema dove produttori e consumatori sono schiacciati dallo strapotere dei colossi dell’agroalimentare, ma proseguiremo per dare un futuro ai nostri imprenditori agricoli, che, non dimentichiamolo, hanno dietro una famiglia diretto coltivatrice».